GIULIANO VISCONTI E LA FRAGLIA DEGLI ANNI ‘70
E’ mancato nella notte l’arch. Giuliano Visconti, Past President della Fraglia e personaggio ancora molto legato alla storia del sodalizio desenzanese.
La storia della Fraglia è indissolubilmente legata a tutti quei soci che, a partire dai fondatori, hanno reso possibile la realizzazione di un progetto che nel 1957 sembrava soltanto un’impresa goliardica e che oggi, invece, non può che renderci tutti orgogliosi e grati per il lavoro svolto da chi si è impegnato senza riserve prima di noi.
Giusto ricordare la sua presidenza e ciò che di straordinario ha fatto per il Circolo.
Giuliano Visconti, desenzanese DOC, ha appena 29 anni ed una fresca laurea in architettura quando viene eletto, nell’aprile del 1974, presidente della Fraglia.
Il Consiglio, di cui facevano parte Piero Barziza, Francesco Bertini, Guido Grumelli ed altri, ha optato stavolta per la linea giovane. Visconti, fra l’altro, è appassionato di vela perché ad appena 13 anni è salito in barca per frequentare il primo corso ufficiale di scuola vela organizzato dalla neonata Fraglia sotto la guida di un grande maestro e grande amico del circolo desenzanese, come più tardi saprà dimostrare con tante iniziative e manifestazioni di sincera amicizia: Ettore Santarelli.
Era il 1958. In quel corso si ritroveranno i due fratelli Fezzardi ( Bruno e Giorgio) , Oscar Tonoli e Enzo Arrivabene.
Santarelli scendeva in estate a Desenzano, una volta la settimana, per guidare i corsi. Nel 1963 Visconti, appena diciottenne, entra addirittura nel consiglio direttivo. Dunque, a differenza dei precedenti presidenti, Giuliano Visconti è il classico uomo cresciuto e formatosi “all’interno dell’azienda”. Per di più è conosciutissimo e gode di stima a Desenzano, dove comincia anche una carriera politica che lo porterà più tardi a diventare assessore comunale. Ha, infine, buone entrature nell’Ispettorato di Porto con cui abbozza il discorso della concessione di posti barca all’interno della darsena Maratona.
E’ con la presidenza Visconti, che durerà fino alla fine del 1978, che il circolo comincia a parlare di una sede stabile, di concessione dell’area demaniale di proprietà delle Ferrovie di Stato (la Maratona) per collocare le boe di ormeggio da destinare ai propri soci, le cui barche cominciano ad aumentare.
I velisti della Fraglia risulteranno, infatti, i primi ad ottenere una concessione legittima e riconosciuta dalla Regione Lombardia( subentrata, dal 1972, allo Stato in materia di navigazione e porti pubblici) negli spazi demaniali esistenti allora a Desenzano.
La sede è ancora presso l’Hôtel La Vela di Polettini: è tempo ormai di pensare alla costruzione di una sede stabile e duratura che ponga fine al desolante peregrinare tra un garage e una casa privata, da uno scivolo all’altro.
E’ il momento, dice Visconti ai suoi del direttivo, di “fare un salto di qualità”. Ma sui sogni della Fraglia pende una spada di Damocle pesantissima: l’area demaniale è di proprietà delle Ferrovie dello Stato che tengono ammassati, dalla fine dell’ultima guerra, carri ferroviari, traversine e materiale di ogni genere. Ed inoltre i binari ricoprono il terreno fino all’estremità del pennello portuale. Di conseguenza chi deve ormeggiare una barca, deve vestire i panni dell’equilibrista per poter arrivare al porto, disseminato da buche e materiale.
Lo scalo era stato dismesso, ma le FS continuavano a lasciare abbandonata ogni cosa finché, fortunatamente, giunge dalle Ferrovie veronesi una proposta alla Regione: “ in cambio di 8 milioni e mezzo di lire vi diamo l’intera area portuale”.
Resta naturalmente escluso il bacino acqueo perché appartiene al Demanio dello Stato. Nonostante il parere favorevole dell’Ispettorato di Porto, che vede giustamente un affare per via delle concessioni demaniali da assegnare in futuro ai diportisti, la Regione risponde picche. L’azienda statale incassa il “no”, e lascia tutto come prima.
Per la Fraglia si profila un futuro molto incerto. E’ una situazione paradossale in quanto, a fronte di centinaia di domande di iscrizione che continuano a pervenire alla segreteria, la Fraglia si ritrova senza una sede e senza infrastrutture logistiche per affrontare dignitosamente le proprie attività. Paragonabile ad un corpo giovane e snello dentro un abito che, però, oltre che essere sgualcito è anche stretto. Il sogno di Canobbio, Arrivabene e Maggi rischia di arenarsi sulle secche del basso lago. Con l’appoggio e la determinazione dei suoi due vicepresidenti, Ugo Zenoglio e Piero Barziza, Visconti prende una decisione che viene condivisa dal Direttivo: si inoltra domanda alle Ferrovie per ottenere almeno in affitto la terraferma dell’area portuale sul lato sud. La richiesta viene accolta. In acqua, invece, le concessioni possono essere rilasciate senza problemi grazie al fatto che è materia di competenza dell’Ispettorato di Porto: la Fraglia tira un po’ il fiato. Ma non è finita. Occorre compiere un autentico blitz. Nella notte tra un venerdì e la domenica, ricordano Visconti e Zenoglio, viene occupato il pennello esterno sul lato est lungo circa cento metri e largo quaranta; vengono rimossi le traversine e i binari ancora esistenti e collocate alcune invasature e imbarcazioni. Quindi ad Ugo Zenoglio (che succederà, qualche tempo dopo, a Visconti) viene un’idea fantastica.
Egli conosce personalmente un industriale bresciano che contribuì, insieme con altre grandi aziende, alla ricostruzione del Friuli, devastato dal terrificante sisma del maggio 1976, fornendo ai terremotati migliaia di case prefabbricate. Alcune di esse, però, non erano risultate compatibili con l’area friulana o con le esigenze degli sventurati sfollati, per cui erano state scartate ed ammassate in un magazzino.
Zenoglio gli rivela la grande preoccupazione che sta attraversando l’intero suo circolo velico, ancora senza una sede e con il rischio di chiudere per sempre.
“Vi andrebbe bene un prefabbricato che è in deposito, perché inutilizzabile in Friuli?”, gli fa eco l’industriale: è la svolta. Zenoglio ne parla al presidente Visconti il quale, a sua volta, non se lo fa ripetere due volte: al Direttivo e ai soci propone quindi un’autotassazione collettiva.
Anche stavolta il grande spirito d’unione, che ha sempre caratterizzato gli uomini del circolo di Desenzano, non si smentisce. Il prefabbricato viene montato in piena notte e “nascosto” agli occhi di quei desenzanesi indiscreti che spesso hanno messo i bastoni fra le ruote alle iniziative della Fraglia.
E’ il 1978: la Fraglia ha la sua piccola ma efficiente struttura dove poter dislocare un paio di locali adibiti a segreteria, servizi e a riunioni. Vengono riordinati il materiale cartaceo, le fotografie, i verbali delle riunioni, la documentazione dei soci. Nasce il primo archivio a vent’anni dalla nascita. Nonostante i tanti, troppi anni trascorsi per raggiungere questo traguardo, a causa delle infinite traversie, difficoltà, disgrazie e lutti che hanno messo a dura prova la Fraglia, il risultato assume un valore inestimabile.
Durante la presidenza Visconti viene anche varata la prima barca scuola per adulti, intitolata a Emilio Arrivabene.
Bruno Fezzardi, amico di una vita, lo ricorda così: “nel 1960 abbiamo partecipato insieme alla nostra prima regata. Io avevo tredici anni, Giuliano quindici. Eravamo a Fano per il Campionato Italiano Juniores Snipe e presidente di Giuria era il papà di Dodo Gorla. Noi eravamo su un “Beccaccino” che non aveva il bordo fuori e ci volevano otto persone per tirarlo giù in acqua. Siamo arrivati orgogliosamente ultimi! Ma quelli erano altri tempi…”